Capoliveri Isola d'ElbaErbario


Erbario Piante e fiori dell'Isola d'Elba

Fico d'India (Ficus Carica)

fico d india


Nome Popolare: Fico D'India

Nome Scientifico: Ficus Carica

Descrizione: Le foglie del Fico D'India si chiamano pale; all'Elba sono dette comunemente pitte. Le pale sono molto grandi e a distanza di circa un centimetro l'una dall'altra si trovano delle spine molto dure che rendono difficile il loro contatto. Sul finire dell'inverno cominciano a formarsi, sulle pale, i frutti cioè i fichi che pian piano cresceranno maturando in piena estate fino ai primi di settembre. Le pale hanno un colore verde tenue; i fichi, di forma cilindrica, anch'essi pieni di spine più piccola delle pale. Presentano in primavera dei fiori disposti a corolla di colore giallo intenso il cui nettare è ricercato da molti insetti.

Habitat: Il fico d'india è una pianta originaria delle regioni centrali e meridionali del continente americano, importato in Europa poco dopo la scoperta dell'America. Si è diffusa in tutti i paesi del bacino Mediterraneo, dove attualmente cresce spontanea.

Periodo di raccolta: Il fichi d'india maturano completamente a fine Agosto ed è questo il momento di coglierli.

Utilizzo: Marmellata di fichi d'india: è una confettura praticamente introvabile nei supermercati, forse per le difficoltà che comporta la sua preparazione. Poiché i fichi d 'India come noto sono pieni di spine, per coglierli bisogna usare dei guanti robusti da giardinaggio oppure si staccano con un pezzo della loro pitta (la loro pala) mediante una canna alla cui estremità è stato legato un coltello; una volta raccolti devono essere mondati dalle loro spine. La cosa più semplice sarebbe quella di sbucciarli con un coltello, ma all'Elba la vecchia generazione preferiva usare anche la buccia per fare la marmellata per cui ognuno usava un modo proprio per eliminare le spine; ad esempio chi era vicino al mare, meglio se la spiaggia era sabbiosa, faceva passare tante volte un sacco pieno di fichi sulla rena in modo che la maggior parte delle spine si staccavano dal frutto. Poi si sciacquava tutto in mare e si riportavano a casa i fichi d'india per trasformarli in marmellata in questo modo: in un enorme "paiolo" si mettono a cuocere i fichi d'india frantumati fino a che il tutto si è ridotto in una grossa poltiglia; a via via è bene togliere la schiuma in superficie. Successivamente da un setaccio si fa passare il prodotto ottenuto di modo che i numerosissimi acini vengano separati dalla marmellata che, questa volta, viene messa nuovamente a bollire con zucchero e una bella scorza di limone. Generalmente si usano 5-600 g di zucchero per ogni chilo di polpa passata dal setaccio. Come tutte le marmellate bisogna continuamente girare con il mestolo perché non si formino "attaccaticci" e si spenge quando la solita prova del cucchiaino e del piattino ci dirà che è arrivato il momento giusto.

Curiosità: Perché il fico d'india punge? Come tutte le piante della famiglia dei cactus, il fico d'india presenta il tronco puntellato di aculei. Questi servono per difendersi dagli animali erbivori, che possono "rubare" quel minimo di umidità di cui le piante dei climi aridi e secchi si nutrono attraverso i tessuti. Nel fico d'india anche i frutti hanno la buccia piena di spine. Se non si fa attenzione, i frutti possono provocare punture dolorose con i loro aculei, che penetrano con molta facilità nella carne, ma ne escono con molta difficoltà. In Sicilia e nelle regioni del Mar Mediterraneo, dove il frutto è coltivato, gli abitanti del luogo hanno scoperto un modo semplice, che può apparire strano, per estrarre gli aculei. Essi usano strofinare, sulla parte del corpo colpita dalle spine, panni di lana. Anche gli aculei più piccoli si attaccano, infatti, al tessuto.

Data e Luogo di raccolta: Capo Stella, 27/02/2001

A cura di: Bomboi Marzia ed Esposito Andrea